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Farsa dell'avvocato Pathelin, La.

Di autore ignoto, è considerata una delle migliori commedie buffe del Medioevo francese. Fu composta intorno al 1464. Un avvocato imbroglione riesce a farsi consegnare da un ricco mercante, proprietario anche di montoni, una grossa partita di stoffa. Per non pagare il debito l'avvocato Pathelin si finge moribondo, e quando il mercante si precipita in casa sua per ritirare il danaro o la stoffa, l'avvocato risponde con frasi sconnesse, in diversi dialetti, mentre sua moglie piange e si dispera perché sta per diventare vedova. Alla fine il mercante rinuncia a riscuotere quanto gli è dovuto. L'avvocato può rivestirsi e recarsi in tribunale ove lo attende una causa. Con grande meraviglia scopre che una delle parti è il mercante. Un pastore, difeso da Pathelin, gli ha rubato alcuni montoni. L'uomo si difende dicendo che ha dovuto mangiarli perché malati e per non infettare l'intero gregge.Il giudice interroga il mercante, sulla faccenda dei montoni. L'altro, accortosi della presenza di Pathelin, parla anche delle stoffe, creando confusione tra montoni e metri di panno. Il giudice lo licenzia senza aver capito nulla. Poi interroga il pastore, il quale, istruito dal suo difensore, risponde con belati. Disperato, il giudice risolve il processo alla pari, con grande scorno del mercante. Vinta la causa, l'avvocato chiede al suo difeso di saldargli il conto, ma il pastore continua a rispondere con lunghi e sonori belati. L'astuzia dell'avvocato si è quindi rivolta contro il suo stesso ideatore. La farsa, tra le più dense di comicità della letteratura francese medioevale, è stata più volte adattata al teatro moderno.